“03 Aprile 2010, giorno di Pasqua, mio marito P. ed io apriamo il nostro uovo di cioccolato comprato rigorosamente per beneficenza, e dentro, come sorpresa, c’è un piccolo ciondolino, un pulcino. Non so perchè, ma in quel particolare periodo così difficile per la mia famiglia quel pulcino mi mette una pace nel cuore, inaspettata e inspiegabile…e invece un motivo c’è. Dieci giorni dopo, 13 Aprile 2010, sono le 09,00 del mattino, mio marito è andato al lavoro da circa venti minuti ed io mi precipito in doccia. All’improvviso sento il telefono di casa…ma si, c’è la segreteria, dopo richiamo! Finito il telefono comincia il cellulare, ma io sono in doccia e lascio correre….poi ricomincia il telefono….poi il cellulare…così per ben 9 volte. Ok, vado in ansia e mi affretto, esco dalla doccia e avvolta nell’accappatoio rispondo alla decima chiamata. E’ mio marito:” Ma dove sei???Ti ho chiamata 9 volte…SEI SEDUTA?” Sto per sentirmi male…”Che è successo?” e lui “SEI MAMMA!“. Mi sento male, non capisco se è uno scherzo di P., non riesco a parlare ma lo fa lui per me ” E’ una bimba, si chiama T. e ha 22 giorni, è nata il 17 marzo, 3 giorni dopo il tuo compleanno, è proprio tua figlia!!!” Scoppio in un pianto a dirotto e tutto il dolore che per anni ho cercato di reprimere esce fuori. Sto male dalla gioia e subito chiamo a casa dei miei. Sentendomi così tutti si spaventano ma non potevo farne a meno, stavo vivendo il mio “dolore meraviglioso”. Mio marito torna a casa per pranzo, mi racconta per filo e per segno la telefonata dall’Etiopia con la quale poche ore prima ci hanno abbinata nostra figlia e da quel momento comincia uno stato di grazia che dura quasi un mese, fino a quando non riceviamo la foto di nostra figlia. Ecco, lì sono impazzita. Lì mi è entrata dentro la pancia…al contrario se uno ci pensa, e lì ti rimane per sempre. Una gravidanza che è durata 5 lunghissimi e faticosissimi mesi, fatti di gioia tra mille preparativi e la cameretta, ma anche di ansia e preoccupazione per la mia piccolina che era dall’altra parte del mondo, chissà se stava bene, se era coccolata, se aveva fame, se aveva freddo…un martirio peggiore di tutto il difficilissimo percorso adottivo.
Finalmente arriva il 17 settembre. P. ed io siamo terrorizzati dal lunghissimo volo che dobbiamo affrontare ma nello stesso tempo non vediamo l’ora di essere in Etiopia da nostra figlia. Nostra figlia…questo è il pensiero che ci da la forza di affrontare tutto, siamo felici ma terrorizzati, le nostre mani che si tengono strette nell’inutile tentativo di farci coraggio a vicenda, la consapevolezza che lei per noi era già tutto e noi per lei due estranei che irrompevano nella sua vita….ma un pensiero ci infondeva coraggio, un’unica grande consapevolezza: facevamo parte di un disegno più grande di noi, quanto ci stava donando l’Africa…nostra figlia era la risposta a tutto.
Arriviamo ad Addis Abeba siamo stanchi e distrutti ma impazienti di correre da T. Arriviamo a Bole e ci precipitiamo all’interno dell’orfanotrofio…rivedo quel momento al rallentatore...aumentiamo il passo e arriviamo alla sua culla… Leggi il resto di questa voce →
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